Chiunque sia interessato ad approfondire la conoscenza dei Tarocchi, prima o poi si troverà di fronte Alejandro Jodorowsky.

Il regista e scrittore cileno è diventato negli anni uno dei punti di riferimento per chi cerca di approfondire le conoscenze su questa materia.

Ci piace ricordare che i Tarocchi non sono soltanto un sistema di divinazione usato da strane donne nei luna park, non è soltanto un gioco di carte o un intrattenimento per i creduloni. I Tarocchi sono un’antica tradizione, un libro scritto per immagini, una serie di antiche conoscenze che funzionano da archetipi. Chi riesce a mantenere la mente aperta e non si benda gli occhi, soprattutto quelli della mente, rifiutando certi strumenti di conoscenza soltanto perché poco scientifici, potrà trovare un sicuro aiuto nel libro “La via dei Tarocchi”, di Alejandro Jodorowsky, Feltrinelli Editore.

Questo importante saggio è stato scritto dal regista cileno con l’aiuto della moglie, Marianne Costa. Il lavoro fatto dai due autori è davvero impressionante: una meravigliosa ricostruzione storica dei Tarocchi di Marsiglia, nella versione ricostruita da Philippe Camoin e da lo stesso Jodorowsky. L’interpretazione proposta delle 78 carte, divise ovviamente tra Arcani Maggiori e Arcani Minori, è estremamente interessante e approfondita. I due autori hanno lavorato in maniera davvero instancabile per ricercare, analizzare e confrontare le varie rappresentazioni delle varie tipologie di mazzi conosciuti. Un altro pregio molto speciale di questo saggio è quello di mettere in relazione i Tarocchi con la Numerologia. È un tentativo questo che non in molti si sono arrischiati a fare e, soprattutto, ben in pochi sono riusciti ad ottenere risultati di un certo rilievo.

Marianne Costa, diventata protagonista di un programma televisivo in cui si tratta di Tarocchi, ha rilasciato un’intervista a Filippo Losito in cui spiega alcuni tematiche che aiutano meglio a capire il suo approccio ai Tarocchi. “I tarocchi sono stati concepiti nel ‘400 come un gioco umile, basato su una struttura e su simboli con l’ambizione di rappresentare il mondo intero: quello interiore e quello esteriore, il microcosmo e il macrocosmo. Tutte le possibilità per l’essere umano di camminare verso sé stesso durante la propria esistenza. Possiamo considerare i tarocchi come una specie di alfabeto del destino e utilizzarli come un gioco sacro, dove le carte scelte a caso ci offrono un messaggio su noi stessi.

[…] Inizialmente i trionfi dei tarocchi sono delle allegorie, che provengono perlopiù dal mondo cristiano rinascimentale. Sono quindi delle figure che appartengono alla storia, all’umanità come i luoghi sacri (le cattedrali, i templi, i fiumi, le montagne, etc.), come i grandi eroi della mitologia.

La parola “archetipo”, secondo l’accezione di Jung, indica un modello antico, nato prima di noi, che ci precede e ci sopravvivrà. Per questo non possiamo ridurlo al nostro piccolo “io”. Nel mondo sciamanico ci si rivolge agli archetipi come a degli antenati, per esempio la luna viene chiamata “Nonna Luna”. Questa nozione di modello antico, che ci vuole bene e ci offre una prospettiva più vasta e amorevole, è uno spazio di sicurezza, di rilassamento, che permette al Sé di accedere alla propria saggezza, come un bambino o una bambina possono imparare e svilupparsi sotto lo sguardo benevolente del nonno o della nonna.

È uno spazio unico e prezioso.” È evidente che la grande tarologa, oramai ex moglie di Jodorowsky, e coautrice del saggio che vi presentiamo, utilizza i Tarocchi non per divinazione ma come uno specchio dell’anima. Un modo per conoscersi. Una sorta di psicoanalisi non indirizzata ad essere tradotta in pensieri razionali.

Questa è La via dei Tarocchi, proposta dai due autori. Questo è il loro approccio fondamentale a questo strumento. Invitandovi ancora alla lettura di questo importante saggio, vi lasciamo con le parole sempre piuttosto provocatorie, ma mai banali, di Alejandro Jodorowsky che intervistato da un noto quotidiano su La via dei Tarocchi rispose:

“La persona che fa i tarocchi si propone di aiutare, come consigliere, qualcuno che ha il problema di fare delle scelte. Agire oppure no? Perché soffro o non sono felice? Perché non trovo un uomo o una donna? E, allora, si studia il passato, si portano alla luce le trappole di cui è stata disseminata la nostra vita e si analizza l’albero genealogico. I tarocchi sono una sorta di rilevatore dei problemi. E non una terapia. La terapia è la psicomagia, che non sostituisce la psicanalisi, ma ci insegna molto meglio ad essere felici, risparmiando anche parecchio tempo e denaro. Chi fa i tarocchi non è uno psicologo e i tarocchi non rappresentano un’arte divinatoria, ma piuttosto, come l’I Ching, un’arte di consultazione dei problemi. Siamo potenzialmente degli esseri illimitati, dunque la nostra identità attuale è una limitazione: se felice, da mantenere; se fonte di infelicità, da modificare. In ogni caso, viene dal passato, che è sempre fonte di traumi. Tutto ciò che abbiamo non è il futuro, ma il presente che ci può servire, se lo vogliamo, a cambiare e a dissolvere i limiti (genetici, familiari, sociali…) del passato. Su ciò agisce la psicomagia. E i tarocchi, strumento di grande livello – un po’ come un violino Stradivari – ci ricollegano al presente”. 

I TAROCCHI DI MARSIGLIA