Karma: istruzioni per l’uso
Karma è un termine entrato nel vocabolario comune nel nostro Paese non da moltissimo tempo. Fino a metà anni ’80 in Italia, erano pochissimi ad aver sentito questa strana parola.
Ad oggi, grazie a serie tv, spettacoli televisivi e canzoni estremamente popolari, più o meno tutti hanno sentito parlare almeno una volta della parola “karma”.
Vi è da dire però che solitamente le parole, le abitudini e le tendenze che diventano improvvisamente popolari non riescono a farsi conoscere a fondo.
Sembra un paradosso: la grande popolarità diffonde il significato spiccio di ciò che trasporta, ma in qualche maniera ne nasconde le profondità. Vediamo dunque qui di seguito di capire qualcosa in più del famigerato Karma.
Che cos’è il Karma?
Iniziamo a cercare di capire che cosa è il Karma attraverso la parola stessa: “karma” viene dalla lingua sanscrita e si può tradurre con “azione compiuta”.
E’ un concetto legato fortemente all’Induismo, la grande ed antica religione che si è sviluppata in tutto l’oriente partendo proprio dalla penisola indiana.
In estrema sintesi il Karma si rifà ad una delle Leggi Universali che governano la nostra realtà: la legge di causa ed effetto.
Queste leggi universali, come noto, sono presenti in gran parte delle tradizioni mistiche e anche, come in questo caso, nelle principali religioni.
La Legge Universale di causa ed effetto è semplice: ad ogni causa corrisponde un effetto. Ne consegue dunque che nel momento in cui si prenda coscienza delle cause, si vanno ad intuire anche gli effetti che queste avranno nella vita.
Il Karma è dunque la traduzione induista di questa Legge Universale, una consapevolezza che ricorda a tutti che si andrà a raccogliere soltanto ciò che si sarà seminato.
Ciò detto è ben evidente che il Karma è centrale nella religione induista proprio per il suo fondamentale ruolo nella credenza della reincarnazione.
Alla ricerca del saṃsāra
La mente occidentale spesso e volentieri fa confusione con dei concetti orientali fondamentali ed è bene fare alcune precisazioni al fine di non fraintendere.
Innanzitutto il Karma non è qualcosa di apotropaico: non si applica come se fosse un “comportarsi male porta sfiga”, come è stato tradotto nel mondo popolare occidentale.
Anche perché si entrerebbe nella difficile questione di capire che cosa è il bene ed il male e relative implicazioni. Nella cultura tradizionale indiana invece ci si occupa maggiormente di concetti come il Dharma ed il saṃsāra.
Il Dharma è costituito dalle proprie naturali inclinazioni, dalle tendenze individuali che dovrebbero essere in una relazione armonica con il Dharma Universale.
Ne consegue che lo scopo principale dell’uomo dovrebbe essere quello di vivere in armonia con se stessi e con l’Universo. Ciò permette di evitare anche un altro fraintendimento: il Karma non c’entra nulla con il nichilismo e con il fatalismo.
Non vi è infatti alcun giudizio o destino già scritto, ma la consapevolezza che quando si compie un’azione vi saranno degli effetti che torneranno nella nostra vita: se l’azione compiuta è in armonia con l’Universo e con il proprio percorso, gli effetti saranno benefici.
Benefici di che tipo? Altro fraintendimento tipicamente occidentale: si pensa subito che il sistema karmico sia una specie di lotteria in cui arrivano dei premi materiali se ti comporti correttamente.
Nella religione induista è centrale il concetto per cui siamo nel mondo al fine di portare a compimento il proprio Sé Immortale, liberandosi di tutto ciò che è in eccesso.
L’idea fondamentale è dunque quella di abbandonare il mondo e di realizzare solo ciò che va oltre ad esso.
Il saṃsāra è infatti il ciclo di morte e rinascita che, tradotto dal sanscrito significa appunto “scorrere insieme”.
Spesso si allude a questo ciclo come ad una ruota delle reincarnazioni che continuerà a girare finché non si arriverà all’Illuminazione che porterà fuori dal saṃsāra.
Seguendo il proprio Karma, dunque, sarà possibile reincarnazione dopo reincarnazione sottrarsi a quel fiume di eterne reincarnazioni e passare finalmente ad un piano di esistenza superiore.
E’ evidente che i concetti di bene e male presterebbero troppe implicazioni filosofiche, il concetto di “armonia” invece è in qualche maniera più preciso. Chi è in armonia con l’universo produce Karma positivo chi è in disequilibrio con l’universo o con il proprio percorso accumula Karma negativo.
Coloro che non prenderanno consapevolezza di questo Principio, dovranno passare più tempo e più vite nella ruota del saṃsāra e ciò porterà a ritardare la loro liberazione verso i piani più alti dell’esistenza.
Si può influenzare il Karma?
Iniziamo, al contrario delle usanze tipiche, con il dare immediatamente la risposta al titolo qui sopra: sì, è possibile influenzare il Karma.
Infatti quando per lungo tempo il Karma negativo rimane inattivo tende a “sgretolarsi” poco per volta. Non è dunque un pezzo di diamante che rimane uguale a sé stesso durante il tempo.
Questo evidenzia che è anche possibile andare ad influirvi grazie ad azioni mentali e comportamentali che vadano a sviluppare Karma positivo riducendo al contempo quello negativo.
Per prima cosa bisognerà prendere consapevolezza che il sistema del Karma esiste e che andando ad operare in maniera disequilibrata si sviluppa Karma negativo, operando in maniera armonica invece si andrà a ridurlo.
Afferrato questo concetto fondamentale, si dovrà imparare dagli errori del passato e trascenderli. Se si continua sulla stessa strada è evidente che il risultato sarà sempre il solito.
E’ necessario dunque svoltare completamente rispetto agli errori del passato che hanno generato Karma negativo.
Qui si introduce un altro concetto tipicamente orientale: il distacco. Non bisogna intenderlo in maniera letterale, ma piuttosto come una buona abitudine a pensare prima di parlare e prima di agire.
Il turbine delle emozioni non può essere lasciato a se stesso come un cavallo imbizzarrito, bisogna prendere le redini di tutto ciò che istintuale e prendere consapevolezza di appartenere ad un altro mondo.
Ciò che ci lega a questo mondo è dunque una catena e non ci fa bene. Ecco il vero distacco. Per ottenere questi risultati bisognerà lavorare molto anche con esercizi di respirazione, meditazione, contemplazione e riflessione.
Un’altra strada per andare a ridurre il proprio Karma negativo è quella di offrirsi agli altrui bisogni: la compassione, la capacità di sentire le difficoltà altrui, è senza dubbio uno strumento molto efficace al fine di riequilibrare il proprio Karma.