Quanti errori, quante falsificazioni, quante appropriazioni indebite hanno dovuto sopportare nei secoli i Tarocchi?
Il numero di soprusi che questo strumento ha subito è immenso. Ognuno ci mette del suo, ognuno ci aggiunge qualcosa. Basterebbe parlare del nome stesso: Tarocchi. Tarot. Per alcuni l’origine sarebbe egiziana, da “Tar” che vorrebbe dire “cammino” e “Ro”, “Rob”, “Ros”, che starebbe per “reale”. “Il cammino reale”. Altri sostengono che in realtà la derivazione è dalla lingua indiano-tartara: da “Tan-Tara”, che vorrebbe dire “Zodiaco”. Altri ancora sostengono un’origine ebraica: da “Tora”, ovvero “Legge”.
Poi abbiamo chi sostiene che l’etimologia risalga invece alla parola cinese “Tao”, chi alla parola latina “Rota” e al suo anagramma “Orat”, ne verrebbe fuori in questo caso “ruota che parla”.
E il sanscrito poteva rimanerne fuori? No. C’è una corrente di pensiero che fa derivare la parola Tarocco da “Tat” e da “Tar-o” che rispettivamente, in sanscrito, significherebbero “il tutto” e “stella fissa”. Tutti sembrano volersi impossessare dei Tarocchi: Ebrei, Massoni, Sufi, Gitani… In realtà delle origini dei Tarocchi non sappiamo quasi nulla. Abbiamo soltanto qualche documento storico, molto sporadico che ne attesta l’esistenza in un dato momento: il primo sembra essere il divieto del gioco delle carte nel 1376 a Berna.
La documentazione purtroppo è tutta figlia del caso: esistono documenti, pochissimi, che attestano l’esistenza dei giochi di carte, ma questi documenti si alternano con salti di decine d’anni, di secoli, tra uno e l’altro; e sono esposti in diversi contesti, in diverse nazioni, in diverse culture… Non esiste un blocco di documenti, un corpo documentale, che parli di questo argomento in maniera diffusa fino ad almeno al 1500 quando in un manoscritto latino, “Sermones de ludo cum allis”, non troviamo la descrizione degli Arcani Maggiori.
La storia dei Tarocchi si intreccia e si confonde con quella dei giochi d’azzardo e per molto tempo si perde il senso profondo di questo potente strumento. Molte modifiche vengono fatte ai disegni tradizionali, a volte per semplice gusto estetico, a volte con intenzione “politica” o “filosofica”. Nel 1781, finalmente, Court de Gébelin riscopre i Tarocchi di Marsiglia. Anche qui però le modifiche che fa sono diverse, seppure egli sia convinto di aver soltanto posto rimedio agli errori degli originali.
In realtà, l’autore, crea una dimensione fantastica in cui il suo ego prende troppa importanza. Si crea a questo punto anche una leggenda, ad hoc, per cui le 22 Lame Maggiori, sarebbero niente meno che il Libro di Toth, in geroglifico, sapienza salvata dal grande regno Egizio. Fantasie e personalismi.
Ma i collegamenti fantasiosi non si fermano certamente agli Egizi: abbiamo origini Arabe, Maya, Extraterrestri, Atlantidee, Ebraiche, Caldee, Adamitiche, Cinesi, Greche… Non ci si fa mancare nulla, in effetti.
Ma allora cosa è rimasto di davvero originale nei Tarocchi? Per fortuna in alcune biblioteche sono conservati mazzi antichissimi dai quali è possibile risalire, almeno in parte, alle Lame originali. Il confronto e lo studio dei diversi mazzi antichi, ha permesso di ricostruire i Tarocchi di Marsiglia.
Uno strumento così potente ed affascinante che anche l’occultista Eliphas Levi, spese per essi parole importanti:
“Questa è un’opera monumentale e singolare, semplice e forte come l’architettura delle piramidi, di conseguenza come queste duratura; libro che riassume tutte le scienze e le cui combinazioni infinite possono risolvere tutti i problemi; libro che parla facendo pensare; ispiratore e regolatore di tutte le concezioni possibili; forse il capolavoro dello spirito umano, e sicuramente una delle più belle cose che ci ha lasciato l’antichità; clavicola universale, vera macchina filosofica che impedisce allo spirito di smarrirsi, lasciandogli la sua iniziativa e la sua libertà; è la matematica applicata all’assoluto, è l’alleanza del positivo all’ideale, è una lotteria di pensieri tutti rigorosamente giusti come i numeri, ed è infine, forse ciò che l’ingegneria umana ha mai concepito nello stesso tempo di più semplice e di più di grande”.
Purtroppo anche Levi, alla fine, inventò un suo mazzo ed iniziò a stravolgere tutte le regole e le letture. Molti di quelli che si sono approcciati ai Tarocchi, specie a quelli di Marsiglia, hanno tentato di modificarli, di rivederli, di cambiarli. Alcuni, ad esempio, hanno dato un numero al “Matto”, senza riconoscere il mistero assoluto di quella carta, altri hanno trasformato l’Innamorato negli Innamorati, oppure hanno stravolto il significato di tutti gli Arcani Maggiori. Uno degli occultisti più famosi del mondo, Aleister Crowley stravolse totalmente i Tarocchi, cambiando diversi nomi (la Giustizia divenne Adeguamento, la Forza divenne Lussuria, la Temperanza divenne Arte…), e sostituì i Fanti ed i Cavalieri con Principi e Principesse.
Ad oggi, grazie all’impegno e alla dedizione di alcuni studiosi e approfonditi conoscitori, abbiamo potuto rigenerare un mazzo di Tarocchi di Marsiglia totalmente ricostruito in base alle fonti storiche, alla ricerca e ai confronti intrecciati. Ma di questo parleremo nel prossimo articolo.