Per vivere nel mondo ed aspirare al Cielo bisogna essere davvero estremamente determinati e solidi come rocce. Chi ricerca Dio deve fare un grande lavoro su se stesso, al fine di dominare i propri istinti e passioni. Una vita completamente dedicata a Dio è un obiettivo difficile da raggiungere, specialmente nel nostro tempo, ma i Padri del Deserto hanno segnato un percorso che ha ispirato nei secoli santi e sante e che ancora oggi funge da punto di riferimento stabile per chiunque miri al Cielo.
Un po’ di storia sui Padri del Deserto
I Padri del Deserto sono stati degli eremiti che alla fine del III secolo decisero di ritirarsi in luoghi estremamente isolati dell’alto e del basso Egitto.
Tendenzialmente si ritiravano nel deserto, che in greco si chiama erémos, puntando ad una vita solitaria, nessuna distrazione. Questa scelta si ispirava ai famosi 40 giorni di Gesù nel deserto in cui si preparava a evitare le tentazioni del maligno.
Nel deserto si sviluppò presto anche una forma di condivisione di questa scelta estrema: il cenobitismo, ovvero un modo per scegliere la solitudine e la preghiera, ma condividendo le fatiche assieme ad altri monaci.
I Padri del deserto vivevano in povertà assoluta dentro capanne o grotte e si mantenevano con il frutto del lavoro delle proprie mani anche fungendo da braccianti stagionali.
Questa comunità non aveva regole scritte, godeva di una certa libertà e si riuniva per la celebrazione dell’Eucarestia e di altri importanti momenti comunitari. Questa mancanza di regole portava in sé un forte disequilibrio nella comunità.
Vi erano comunque momenti in cui ogni monaco doveva scegliere la vita del deserto: ovvero doveva rinunciare, per un certo periodo, alla vita comunitaria per ritrovare il silenzio dentro di sé.
In effetti le radici del monachesimo orientale si possono fare risalire a San Paolo l’Eremita e a Sant’Antonio Abate, ma sarà sol con Basilio di Cesarea e San Pacomio, che si riuscì a dare equilibrio al fenomeno “spontaneo” del monachesimo.
Quando San Basilio si recò in Mesopotamia, Siria, Egitto e Palestina a studiare la vita delle comunità monastiche, capì immediatamente che il rigido ascetismo e la vita di preghiera andavano in qualche modo equilibrati in un contesto comunitario più regolato.
Lo stile di vita estremo dei monaci finì per ottenere una sorta di Regola da parte di San Basilio che venne accettata con calore da parte degli stessi monaci.
Alcuni principi dei Padri del Deserto
La vita dei Padri del Deserto, come dicevamo i precedenza, è sempre stata un vero e proprio punto di riferimento: la loro scelta estrema ha portato chiarezza e suggerimenti per chiunque voglia fare un raccoglimento in se stesso importante.
Vediamo qui di seguito di presentare alcuni principi fondamentali del modo di approcciare la Fede da parte di questi Maestri Spirituali che hanno ispirato intere generazioni di cristiani.
Pregare incessantemente
La primissima regola è senza dubbio quella inerente alla preghiera perpetua. Non vi è gesto o azione che non deve essere accompagnata da un profondo senso di gratitudine e dalla preghiera.
San Basilio ha lasciato diversi scritti che hanno reso celebre la vita dei Padri del Deserto ed è possibile ritrovare nei suoi scritti alcuni consigli su questo tema così importante:
“Che stiate mangiando o bevendo o facendo qualsiasi cosa, fate tutto per la gloria di Dio. Mentre occupi il tuo posto a tavola, prega. Quando prendi il pane, rendi grazie a Colui che lo dà. Mentre ti metti la tunica, rendi grazie a Dio per questo. Mentre ti copri con il tuo manto, prova ancora più amore nei confronti di Dio, che sia d’inverno che d’estate ci concede un rifugio adatto a noi, il tempo per preservare la nostra vita e coprire ciò che è indecoroso. La giornata è terminata? Rendi grazie a Lui, che ci ha donato il sole per il nostro lavoro quotidiano e ci ha dato il fuoco per illuminare la notte”.
L’esortazione di San Paolo alla preghiera incessante è stato dunque raccolto con precisione dai Padri del Deserto, che hanno testimoniato che soltanto con questa pratica si può iniziare un vero e proprio cammino di ascesi.
Trovare il proprio deserto
Il silenzio e la solitudine sono condizioni indispensabili per chi ricerca un cammino verso il Cielo: le distrazioni mondane e le passioni che ci animano sono uno scoglio difficile da superare.
La temperanza è una virtù cardinale e per ottenerla bisogna fare silenzio dentro di sé e trovare un proprio personalissimo deserto in cui “arroccarsi”. San Basilio scrive:
“Il silenzio è il primo passo per la purificazione dell’anima. La solitudine è utilissima, perché tempra le nostre passioni e fa spazio per far sì che i principi le sopprimano dall’anima”.
Non è possibile, anche ai giorni nostri, fare un vero cammino di fede senza praticare il silenzio e la solitudine. Magari per periodi brevi e senza estremizzare il concetto, ma è una condizione indispensabile.
Il servizio per i poveri
Seppure i Padri del Deserto vivessero in condizioni estreme e in vera e propria povertà, San Basilio ricordava costantemente loro che il ritiro dal mondo non li esimeva dal servire il prossimo, soprattutto quando povero.
La Fede cristiana si evidenzia con la preoccupazione per il povero, ed i monaci consegnavano ai poveri tutto ciò che possedevano prima di tornare alla loro solitudine.
Il digiuno
Per i Padri del Deserto il digiuno era il mezzo principale per andare a combattere un peccato nella propria vita, una vera e propria necessità per chi combatte contro le proprie passioni.
Il digiuno è uno strumento per rafforzare la temperanza, ovvero il dominio sulle proprie passioni ed istinti. Prendendo distacco dalla fame si riprende il controllo di se stessi.
San Basilio cercò di moderare l’attitudine estrema al digiuno nei propri monaci invitandoli a tenere di conto delle proprie condizioni di salute, dell’età e dei propri doveri.
Il digiuno è senz’altro una pratica estremamente consigliata e assolutamente necessaria a chi intraprende un cammino di Fede, ma bisogna ricordarsi che è uno strumento, non un fine, né, soprattutto, una competizione.